Ultimo aggiornamento
06/11/2010
Insieme con il Cenacolo Culturale Antonio Aniante della ProLoco di Viagrande si è svolto l'incontro su: "Aniante e la sua Viagrande".
Erano presenti il Sindaco, l'assessore alla P.I., il Presidente della Pro-Loco, il presidente dell'Istituto, il Dirigente Scolastico, gli alunni, i docenti, alcuni rappresentanti dei genitori e autori di diversi genere letterari: scrittori, poeti, pittori.
Un incontro in cui si è voluto ricordare lo scrittore viagrandese nella sua totalità di artista. I relatori intervenuti hanno voluto sootolineare gli aspetti diversi della cultura: La poetica=Alfio Grasso, Il teatro=Orazio Caruso, pittura=Elio Ruffo, gli articoli=Pippo Nicolosi, la testimonianza=Santo Rapisarda.
Ha coordinato i lavori Anna Tiziana Iannotta; sono intervenuti la Dirigente Scolastico Maria Catena
Trovato che ha dato benvenuto e aperto i lavori, il Sindaco Vera Cavallaro e il presidente della ProLoco Nino Cucinotta.
I ragazzi hanno preso coscienza di quanto letto precedentemente confrontando le loro opioni con i relatori.
Ma chi era Aniente?
Aniante o meglio Antonio Rapisarda è nato a Viagrande (Catania) il 2 gennaio del 1900, ma pare che la vera data di nascita è il 23 dicembre 1899. Come spesso accadeva in quei tempi, nei nostri luoghi (visto che si nasceva in casa e lontano dagli occhi indiscreti), i genitori lo "rivelarano" all’ufficio di stato civile la sua nascita dieci giorni dopo. Ciò al fine di rimandare di un anno il servizio militare del figlio e/o di dargli i natali nel nuovo secolo (un anno in più).
Aniante, all’età di quindici anni, debuttò con un libretto di versi: Costellazioni. In seguito pubblicò i primi romanzi ed i testi teatrali ambientati in Sicilia: Sara Lilas (1923), Gelsomino d’Arabia (1927), Amore mortale (1928) e i Ricordi di un giovane troppo presto invecchiatesi (1931).
Egli girovagò per l'Italia e conobbe scrittori importanti fra cui Pirandello, Rosso di San Secondo. A trentanni si trasferì a Parigi dove esercitò la professione di antiquario. Anche qui pubblicò delle opere in francese e ottenne uno dei riconoscimenti più alti della sua carriera: la medaglia d’oro dell’Accademia di Francia: Fra le opere ricordiamo: Un jour très calme, Ne sur le Mont Gibel, La forét merveilleuse, La fin du monde (1949); Le lys et les chénes - L’Homme de Genie devant la mort (1950);
Fu addetto culturale al Consolato Generale d’Italia, prima a Nizza e poi a Monaco, e contribuì col prestigio della sua personalità al ristabilimento dei rapporti di buon vicinato fra Italia e Francia, dopo il dramma del secondo conflitto mondiale.
Tornato in Italia nel secondo dopoguerra pubblicò La baia degli angeli (1951), Corbaccio (1952) Ricordi di un giovane troppo presto, invecchiatesi (1953), La zitellina (1953), Ultime notti di Taormina (1957) nel 1958, portò alla Biennale di Venezia, la Rosa di zolfo, forse la sua opera teatrale migliore, I racconti della montagna di fuoco e Figlio del sole (1968), La canicola (1969) e Memorie di Francia ( 1973).
Gli ultimi suoi scritti. La canicola (di ambiente provenzale) e Fatti e parole risalgono agli Anni Settanta.
Gli ultimi anni li passò a Latte di Ventimiglia nella sua villa "I Pini".
Il 6 novembre 1983 Antonio Aniante, silenziosamente lasciava questo mondo a 83 anni,
Il Cenacolo cerca di promuovere la figura di Aniante come cittadino e letterato.
Il comune gli ha intitolato una strada. Forse sarebbe opportuno intitolare anche il nostro istituto considerato lo spessore lettererario e l'attaccamento a questa terra.
Riportiamo un "vecchio" inno scritto all'età di 18 anni.
C'è un paese che molti chiamano conca,
questo paese si chiama Viagrande
e dorme a dosso a un vulcano gigante,
caldo ha l'inverno e calsa ha l'estate.
La gente una notte emigrò oltremare
e il paese rimase deserto,
ma ci fu sempre chi volle lasciare
ai rimasti un garofano all'aperto.
Le strade sue odorano la sera
di gelsomino come in paradiso;
quando il Paese dorme, S. Mauro veglia assiso
su nuvole d'argento e tra lumi di cera.
Gli emigranti partirono una notte
che il cielo era a primavera;
per le strade, sulle mura, negli orti
il gelsomino odorava di sua dolce bontà.
Per voi rimasti che siete nella conca
di Viagrande, vi basta sognare
una vela che approdi oltre mare
dove la sorte non è avara nè monca.